mercoledì 31 luglio 2013

[7]

Ieri ho incontrato un omino;
l’ho incontrato sul mio cammino.
Era sulla via del mercato,
in un giorno molto soleggiato.
Non era più grande di un nano da giardino,
questo piccolo, buffo omino.
Appena accanto a me mi ha chiesto
se gli tenevo un attimo il cesto.
Io l’ho guardato spiazzato,
e senza pensarci ho accettato.
Poi l’omino ha ringraziato
e sulla sua strada ha continuato.
Dopo un’ora che non tornava,
la cosa un po’ mi preoccupava.
Ero anche curioso di sapere
cosa contenesse quel paniere,
poiché era coperto da un fazzoletto
legato ai bordi con nodo stretto.
Dopo due ore, ho avuto una pensata:
se non arriva fra poco, gli do solo un’occhiata.
Ma l’omino era stato così gentile ed educato,
che non mi andava di fare il maleducato.
Troppo a lungo ho aspettato,
e col cesto in mano a casa son tornato;
ché non ricordavo neppure dove volessi andare,
e così all’indomani decisi di rimandare.
Ma ecco che giunto a casa vicino,
una sorpresa mi attendeva nel mio giardino.
Proprio quell’omino trovai ben piantato
nella terra in mezzo al prato!
Ma ora non parlava né si muoveva:
di un nano da giardino, ora del tutto l’aspetto aveva.
Io, più che mai curioso e sospettoso
il cesto scoperchiai frettoloso.
Dentro c’era solo un foglietto
il cui contenuto ho subito letto...
E così questa mattina al mercato
diretto mi sono, tutto trafelato.
Ora, però, in distanza vedo un bambino
o qualcuno che ha la taglia di un piccolo omino.
gp

martedì 30 luglio 2013

[6]

Da due mesi (a oggi) son diventato
zio di un pupo, anzi, di un neonato.
Voi forse direte: “E allora?”
“Perché ce lo dici solo ora?”
Il fatto è, amici cari,
che io lo dissi, ma senza particolari:
“Sono diventato zio... °_°”, scrissi solo
(proprio con quella faccina da... cetriolo).
E adesso vorrei, col secondo compi-mese,
porvi rimedio, ma senza pretese.
Ecco quindi che vado a presentare a voi tutti,
a quelli belli e, vabbé, pure a quelli brutti,
quel pupetto che vi dico fa di nome
Thomas, (ma non vi dirò il cognome).
Sì, lo so che il nome è un po’ strano,
ma meglio di Geiar, Suellen o Gaetano.
Senza offesa per questi ultimi,
che hanno pur nomi legittimi,
ma mi serviva la rima in “tano”.
Vabbè, se mi incontrate, calciatemi sul deretano...
Si diceva del piccoletto,
che probabilmente ora è nel suo letto.
Oppure è l’ora sua di poppare,
che sia col biberon o con mamma “al naturale”.
Piccolino è nato, senza troppo sforzarsi:
solo due chiletti e mezzo (scarsi).
Ma fin da subito si è capito
che il cuor di tutti aveva rapito.
Della mamma e del papà
- è giusto ricordarlo, per serietà -
ma anche degli zii e del gran cugino
(quindi, tra gli altri, noi e il nostro... “girino”).
Poi dei nonni non vogliamo parlare?
Che se li tralascio, chi glielo va a spiegare?
Se mai li dimenticassi, sono sicuro assai
che da loro poi, potrei farmi più vedere mai.
Insomma, Thomas intanto cresce;
mangia latte, ma (ancora) niente pesce.
E ogni giorno dalla mamma una fotina
ci viene inviata (via e-mail) nella nostra cassettina.
Ora inizia anche a sorridere,
ma senza a tutti troppo concedere.
E poi gioca nel suo “gommone”,
ma con invero poca convinzione.
A me sembra molto più convinto
quando gioca col papà ad ogni piè sospinto.
Alza poi le braccine, piega le ginocchia,
e ora pure le sue dita un po’ sgranocchia.
Ma, ohibò, mi son già dilungato
ben più di quanto ipotizzato.
Dalla foga del di lui raccontare
mi son lasciato trasportare.
E allora alla prossima occasione,
per qualche altra informazione.
Vi lascio con una verità, da zio quasi novello:
che Thomas, insomma, è troooppo bello!
gp

lunedì 29 luglio 2013

[5]

Ieri, al ristorante, ho visto un anziano
che stava solo, a un tavolo non lontano.
Mentre aspettavo la pietanza,
lo guardavo dalla mia parte della stanza.
Mangiava piano, senza fretta,
un po’ di verdure, e di carne una fetta.
Centellinava il tutto, mi sembrava,
e nemmeno una briciola tralasciava
per non doversi troppo presto alzare
e quel suo posto abbandonare.
Certo, non parlava con nessuno,
ma ogni tanto osservava qualcuno
che parlava lì vicino.
E lui faceva un sorrisino,
o annuiva, o con la testa negava;
e così alla discussione partecipava.
Poi tornava al suo desinare,
in attesa di qualcun altro ascoltare.
La padrona poi mi disse,
che quel vecchietto con le sue fisse,
ogni giorno e sera che gli era possibile
era lì a mangiare. Incredibile!
Ma poi neanche tanto, se ci pensate:
quante persone non sono accompagnate,
o non hanno figli a disposizione
che gli diano un po’ di attenzione?
Ieri, al ristorante, ho visto un anziano
e quando sono uscito, l’ho salutato piano.
gp

domenica 28 luglio 2013

[4]

Lo ammetto: “poeta” vero non sono.
Lo avrete capito da soli, e chiedo perdono.
Non ho letto molta Poesia;
quasi mai un haiku (qualsiasi cosa sia...).
Non ho studiato i grandi Poeti né Lettere all’Università.
Ma serve davvero? Ditemi la verità?
Or se non apprezzate, con umiltà, io smetto.
Mi costa fatica, ma vi rispetto.
Però, il Cuor mi dice (e da quanto Voi dite),
che tutto sommato un po’ gradite.
E magari continuando con questo progetto
potrei diventare un poeta provetto!
Alla prossima volta, se vorrete, allora.
Che forse, dopo un po’, si migliora. ^_-
gp

sabato 27 luglio 2013

[3]

Questa mattina c’era un bivio, a me davanti.
Ma pure ieri, e il giorno avanti!
Questo per dire che tutti, ogni giorno,
ci troviamo delle scelte intorno
che dobbiamo in qualche modo affrontare,
perché altrimenti stiamo fermi senza fare.
Certo, spesso non abbiamo idea se a destra andare
sia meglio che a sinistra la nostra strada continuare...
E allora ci basta affidare al Cuore le nostre ambasce,
perché, come disse Pascal: “il cuore ha ragioni che la ragione non conosce”.
Purtroppo, a volte, per non rischiare,
preferiamo star seduti a rimuginare.
O addirittura indietro tornare!
(manco fossimo dei gamberi di mare)
Perché decidere è difficile, lo ammetto,
ma non farlo ci può far sentire peggio di un inetto.
Chi non ha idee proprie agli altri lascia fare,
per poi magari mettersi a lamentare.
Ascoltare il Cuore non è debolezza,
ma piuttosto forza, e capirlo è una bellezza.
Lui ci parla, ma sta a noi ascoltare!
A capirsi, col tempo, si può imparare.
E scoprirete di saper già tutto
su dove andar a quel bivio che pareva brutto.
gp

venerdì 26 luglio 2013

[2]

Questa é un’ode del tiro con l'arco,
che fai in palestra oppure nel parco.
Incocchi la freccia e tiri al bersaglio;
se non becchi il giallo, hai fatto uno sbaglio.
Ma non ti crucciar, se non fai sempre centro:
quello che davvero importa, tu ce l'hai dentro.
E talvolta capita che tirando in Compagnia
scopri che questo bel nome cela una magia.
Scopri di avere degli amici lì intorno;
qualcuno di più, altri di contorno.
E quando ti serve, nella vita normale,
potresti anche trovar un aiuto non male.
E poi, diciamocela tutta
(perché ci possiamo dir la cosa bella e la brutta)
che tirare con l’arco è molto stressante,
ma quando ben ti riesce, risulta addirittura rilassante.
Concentrazione e pazienza questo sport affina
in modo che tu possa superar ogni china.
Perché nella vita, forse non sai, ma ti serve
poterla affrontare con un po’ di verve.
Or mi ritiro, nel mio usuale esser parco
e stasera, chissà, magari tiro con l’arco.
gp

giovedì 25 luglio 2013

[1]

Come si scrive una poesia?
Si metton giù due parole, basta che sia...
o ci si mette un po’ d’impegno,
usando il cuore e un po’ di ingegno?
Io penso che la poesia sia personale
e che talvolta possa anche venir male.
L’importante, e qui interrompo,
è che vi si dedichi del tempo,
perché alla fine un po’ di noi venga fuori:
siano gioie, oppur dolori.
gp