martedì 18 febbraio 2014

[(s)Concerto poetico n. *200*]

Il compleanno di mio figlio l'ho da un pezzo superato,
e fino alla 200^ con questa sono arrivato.
Due miei obbiettivi ho quindi raggiunto,
e in qualche modo fin qui son giunto.
Credo possa esser abbastanza,
per dire che ho dimostrato una certa costanza.
Per chi legge ogni giorno il mio (s)Concerto,
che peraltro qui ringrazio di certo,
ho allora una notizia forse poco bella,
ma che per altri può esser una lieta novella.
Da domani infatti qui non troverete,
né per un poco ne leggerete,
le mie cosiddette "poesie" a rime baciate,
che, perlopiù, avete apprezzate.
E non per mancanza di ispirazione dalla Musa
(anche se sarebbe un'ottima scusa),
ma perché voglio un attimo migliorare
quanto regolarmente vi vado a propinare.
Cercherò di cambiare anche il modello di rima,
cosa che praticamente quasi mai ho fatto prima.
Forse anzi, ne inventerò pure senza,
facendo attenzione di più alla sostanza.
Non state quindi invano ogni giorno ad aspettare,
perché non so quando ne avrò una adatta da postare.
Forse una già in questa settimana,
o forse niente fino alla prossima Befana...
Perciò davvero molto mi dispiace,
ma altrove dovrete elargire i vostri "mi piace".
gp

lunedì 17 febbraio 2014

[(s)Concerto poetico n. 199]

Creata per chi abbia uno o più gatti,
oggi è la Festa dedicata proprio ai “miatti”.
Nata nel 1990, giocando anche sul 17,
cui vari significati, la signora che lo scelse, dette,
celebra quel nostro amico a quattro zampe e una coda
che spesso sulle nostre gambe si accomoda.
Come saprà certo chi ne ha (più d’uno?) avuti,
sono animali liberi e cocciuti.
Ognuno diverso, proprio come noi persone,
ma che mai si farebbero comandare troppo dal padrone
che, come già detto, considerano più un gatto grosso,
cui magari la notte dormire addosso.
Qualcuno si dimostra un po’ troppo discolo,
e vive la sua vita sempre in pericolo
di essere cacciato per essersi comportato male;
per poi cambiare idea, quando lo si vede con quegli occhi a fanale.
Poi, non so se a voi è mai capitato,
ma a me è spesso successo di averlo trovato
con un lembo di ciniglia in bocca tenere,
e sulla stessa, l’estasi mal contenere.
Facendo la “pasta” a quattro zampe e pure le fusa,
come di qualcuno che di “qualcosa” troppo abusa.
Ma penso che rimarrà un mistero per molto ancora,
come altro, di quel gatto che a casa nostra dimora.
gp

domenica 16 febbraio 2014

[(s)Concerto poetico n. 198]

L’albergo aveva molte, moltissime stanze,
e parecchie, tra le stesse, erano le somiglianze.
Sulla porta, praticamente solo il numero
le distingueva, in quel complesso alberghiero.
Certo, erano ognuna ad un suo piano,
e pure le disposizioni nei corridoi diverse parevano.
Però, una volta entrati in una di esse,
sembrava che nulla di differente da un’altra ci fosse.
Le finestre erano tutte allo stesso modo orientate,
per cui, anche in quello, grosse differenze non venivano notate.
Ecco quindi perché accadde quello che successe
quando, ubriaco, Johnny nella sua stanza si diresse;
o almeno era quello che immaginava,
anche perché la sua chiave funzionava...
Era buio, ma lui la luce non accese,
perciò l’appartamento attraversò con le braccia protese.
Lo conosceva sicuramente a menadito;
direi in modo decisamente approfondito.
Per cui non c’era pericolo che inciampasse,
né che contro un muro si stampasse.
Raggiunse piano piano il grande bagno,
e qui espletò il suo… bisogno.
Poi, si diresse verso il letto,
sempre al buio, perché dal bagno era dirimpetto.
Si sistemò per bene sotto le coperte,
ma, con le palpebre semiaperte,
notò di fianco a lui un rigonfiamento
e, malgrado l’ubriacatura, si prese un bello spavento.
Piantò un urlo e accese la luce subito
e di colpo, dallo stordimento alcolico, fu uscito.
Perché dall’altra parte, appoggiato all’altro guanciale,
si trovava, sissignori, un altro ubriaco tal quale.
Dopo il primo spavento, e fatte le presentazioni,
capirono che entrambi avevano mancato le rispettive abitazioni.
E così, tornati insieme nel corridoio, e poi dati la buonanotte,
si diressero alle proprie stanze, mentre suonava la mezzanotte.
gp

sabato 15 febbraio 2014

[(s)Concerto poetico n. 197]

La leggendaria Idra dalle sette teste,
non sapeva mai dove andare per le feste.
O meglio, di idee ne avrebbe avute pure,
ma mettere d'accordo tutti e 7 i cervelli, era tra le imprese più dure.
Di solito, due teste optavano per il mare;
altre due un monte volevano scalare;
due ancora stavano bene in pianura,
e tutte queste, alla settima facevano premura
che per le altre lei decidesse.
E che, ovviamente però, la loro idea scegliesse...
Ma lei rispondeva, essendo la più intellettuale,
che visitare una città d'arte sarebbe stata una scelta meno banale!
Le altre in questo erano sempre d'accordo:
da quel lato non sentivano, era il loro lato "sordo".
Così, purtroppo sempre capitava,
che a sorte la destinazione (delle altre) ci si giocava.
La settima, sconsolata, dovendo per forza di cose andare,
si portava dietro un libro, per il tempo passare.
Finché una volta riuscì le altre a convincere,
quando disse che Roma era interessante da vedere
perché famosa per i suoi Sette Colli, e loro fraintesero:
pensando si trattasse di un loro simile, la visita intrapresero.
Ma quando si accorsero che ai Colli non erano attaccate teste,
ci rimasero molto male, e iniziarono le proteste.
Quando la settima testa fece loro capire che un po’ di cultura,
le avrebbe salvate da una figuraccia futura,
le altre si persuasero a mettere nelle cose da visitare
anche qualche museo, mostra o Chiesa con l’altare.
gp

venerdì 14 febbraio 2014

[(s)Concerto poetico n. 196]

Come vi ho già a dicembre ricordato,
mia moglie ed io, quasi 20 anni insieme abbiam passato.
Dapprima “solo” come fidanzati,
e solo dopo qualche anno come sposati.
Ci sono stati, come per tutte le coppie, alti e bassi,
ma non siamo mai arrivati a... tirarci i sassi.
Si può essere talvolta anche stanchi un poco;
l'importante è che poi torni nella coppia il gioco.
È essenziale avere delle idee da condividere,
e fare viaggi insieme in cui, semplicemente, vivere.
Si possono aver letture o altre preferenze diverse,
e purtroppo non aiuta essere persone introverse.
Ma il rapporto cresce e matura solo vivendolo;
stando con l’altro e alfine comprendendolo.
Quando poi si condivide 'na creatura
(e crescerla bene quasi sempre è dura),
cambiano tutti i riferimenti,
ma ne escono rafforzati i sentimenti.
(Quasi) 20 anni sembrano tanti da passare,
ma non quando hai qualcuno vicino da amare.
Auguro quindi un Buon San Valentino
a chi, in questi anni, mi è stata "tino-tino".
gp

giovedì 13 febbraio 2014

[(s)Concerto poetico n. 195]

La radio mi accompagna, nel risveglio la mattina.
La radio mi accompagna, nel mio viaggio verso l'ufficio.
La radio mi accompagna, (ma non la "mia") nella giornata lavorativa.
La radio mi accompagna, nel serale rientro a casa.
E poi ancora...
La radio mi accompagna, nel viaggio verso le vacanze.
La radio mi accompagna, in ogni viaggio che faccio in auto.
La radio mi accompagna, anzi, mi piacerebbe, quando sono a casa
(ma siccome c'è la tivvù, qui la radio è un di più).
Per cui, grazie a chi questo apparecchio ha inventato,
e sappiate che oggi il “World Radio Day” é stato.
gp

mercoledì 12 febbraio 2014

[(s)Concerto poetico n. 194]

La farfalla uscì dal suo bozzolo di seta,
e lasciò asciugare le sue ali delicate al sole.
Poi le dispiegò, e sbattè sempre più forte,
fino a librarsi sopra i fiori.
Percorse un bel tratto di quel grande prato,
per poi arrivare al limitare del bosco.
Qui fu catturata da un collezionista,
che la mise sotto una teca di vetro,
per essere ammirata.
La farfalla aveva vissuto troppo poco, secondo voi?
Dimenticate la sua precedente vita da bruco?
E l’aver conosciuto, seppure per poco, il volo!
Una vita, dal di fuori può sembrare bella o brutta,
ma è fatta di tante vite successive.
E non sapremo mai quali saranno le migliori,
finché non le vivremo.
gp