venerdì 30 agosto 2013

[(s)Concerto poetico n. 28]

Quando in una galleria entriamo,
per un secondo interdetti noi restiamo.
Anche se dentro é illuminato,
il cambio da fuori non é immediato.
Quasi non ce ne accorgiamo,
perché da tempo lo facciamo;
ma il nostro cervello, che nei millenni si è aggiornato,
ha pur mantenuto il ricordo di un tempo passato
in cui le grotte e gli altri pertugi
eran ben bui e senza agi.
E quindi, la nostra parte animale
talvolta al buio ha una paura ancestrale.
Almeno fin quando sul fondo non ci appare
la luce da fuori, quasi ci venisse dalle tenebre a salvare.
Restiamo poi all'uscita abbagliati,
ma ormai del tutto rincuorati.
Forse ho un tantino esagerato,
ma alcuni di voi lo troveranno adeguato
a spiegare in parte la sensazione
di claustrofobia che prende talvolta, pur senza intenzione,
a percorrere un tunnel lungo alquanto,
sperando che l'uscita non sia lontana più di tanto.
Se poi c'è anche qualche rallentamento...
Oddio, che si fa? Non si resiste un momento!
Ora smetto, non abbiate paura.
Che a parlarne pure per me si fa dura.
Allora al sole un momento tutti usciamo,
e ogni timore dietro di noi ci lasciamo.
gp

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