lunedì 18 novembre 2013

[(s)Concerto poetico n. 108]

Una bella ragazza si era avvicinata a una fonte,
che si trovava in cima a un impervio monte.
Essa formava una pozza d’acqua fatata,
che rispondeva a una domanda, se espressa in forma cantata.
E quindi la giovine si esibì nel suo canto,
dove chiedeva, con la voce, ma anche col pianto,
se suo padre sarebbe tornato a casa dalla guerra,
o se avrebbe dovuto seppellirlo nella terra.
Quell’acqua, che tutto sapeva e niente ignorava,
rispondere senza fronzoli di solito usava;
così disse alla fanciulla, con poco tatto, e rudemente
che il padre, ahilei, era defunto, e di toglierselo dalla mente.
La ragazza iniziò ovviamente a disperarsi,
e i biondi capelli dal capo a strapparsi.
Ma quando, invocandolo, il nome del padre urlò,
la pozza, che quello aspettava, di colpo si scusò,
dicendo che intendeva un’altra persona,
e non il genitore di quella bellona.
Perché quel prodigio fatato sapeva tutto davvero,
però ogni tanto gli garbava di non esser sincero.
Ma stavolta mal gliene incolse,
perché la ragazza, infuriata, alcune pietre tolse.
E così l’acqua nella pozza pian piano scivolò via,
pentendosi subito della propria corbelleria.
gp

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