domenica 3 novembre 2013

[(s)Concerto poetico n. 93]

Il coccodrillo piagnone,
aveva fatto indigestione.
Un elefante intero si era mangiato,
eppure ancora non gli era bastato.
A un paio di bufali, aveva fatto l'onore
di diventare un'altra portata senza sentir dolore.
Come dolce, di ingoiare intera si era permesso
una scimmia, che nel fiume si specchiava, con anche il suo riflesso.
Ma il vero problema era stato
quel piccolo di capibara, non programmato,
che gli era sembrato così succulento,
quando sulla riva era arrivato di quel fiume lento.
E allora l'ingordo si era detto:
“Perché no? Ancora un boccone e poi a letto!”
Ma nel suo giaciglio erano iniziati
crampi a non finire e pure alcuni conati.
Così dal dottore lui era andato;
questi, con una purga l'aveva curato.
Ma quando tornò per ringraziarlo,
beh, in un sol boccone pensò di mangiarlo.
Del resto, come lo scorpione della favola (di Esopo forse, ma l'attribuzione è dura),
lui non ne aveva colpa alcuna: mangiare le prede era nella sua natura.
gp

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