venerdì 22 novembre 2013

[(s)Concerto poetico n. 112]

Il lupo solitario, nella neve affondava,
mentre nella sua tana, faticosamente tornava.
Non era riuscito a cacciare di nuovo niente,
e il mangiare qualcosa, stava diventando urgente.
L’inverno era più rigido di quelli degli anni scorsi,
per non parlare del pericolo di incontrare degli orsi.
Trovare qualche piccola preda in giro era difficile;
cacciare da soli, in quelle condizioni, era quasi impossibile.
Da quando il suo branco sotto una slavina era finito,
e lui era l’unico che a uscirne era riuscito,
pensava di potersela anche da solo cavare.
Ma ormai, in qualche modo doveva pur mangiare.
Aveva trovato un branco di altri lupi,
che come lui, stavano affrontando quei tempi cupi.
Solo che loro potevano insieme cacciare,
e prede più grandi riuscire così a catturare.
Li seguiva da tempo, tanto per fare (si mentiva), da lontano;
senza mai avvicinarsi, in quel territorio montano.
Un giorno, però, da una lupa del branco fu notato,
e fu quello il giorno suo più fortunato.
Perché, per la di lei intercessione, nel branco fu accolto,
e così il suo problema ebbe risolto.
Capì quindi che, per quanto ci piaccia vivere da soli, talvolta,
dopo un poco il nostro spirito si rivolta.
Della compagnia e dell'aiuto degli altri abbiamo sempre bisogno,
e chi dice di no, sta solo vivendo in sogno.
gp

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