venerdì 3 gennaio 2014

[(s)Concerto poetico n. 154]

C'è una cosa che mi chiedo spesso,
quindi anche a voi lo chiedo adesso.
Perché quando leggiamo, o sentiamo per radio o in televisione,
di qualcuno che ha passato una brutta situazione,
ci sentiamo molto più sconvolti
se nelle nostre vicinanze i protagonisti son coinvolti?
Tanto, neanche di vista li conosciamo;
neppure mai parlato di loro prima, sicuramente abbiamo.
Ma non dovrebbe invece essere uguale
(anzi, credevo dovesse esser naturale),
che si resti dal fatto colpiti,
ovunque esso capiti?
È come quando, nella vicino a noi tabaccheria,
abbiano venduto il biglietto vincente della lotteria.
Tanto, io non l'avrei comunque comprato,
quindi per me è come se l'abbiano vinto, chessò, a Prato...
Diciamo di esser tutti uguali e fratelli,
eppure anche per noi ci sono quelli più belli.
Se sono poco distanti, per gli altri (così appare) soffriamo,
ma se sono lontani, molto poco ce ne freghiamo.
Pensateci un attimo se non ho ragione,
e poi datemi una risposta alla domanda in questione.
gp

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