mercoledì 29 gennaio 2014

[(s)Concerto poetico n. 180]

Da dietro la roccia aveva scorto un movimento,
ma con quel casco riusciva a vedere a stento.
Le pistole a raggi teneva saldamente in mano,
ma si sentiva come un presentimento strano.
L’alieno minaccioso sembrava meglio di lui armato,
con quella specie di fucile la cui efficacia aveva già dimostrato.
I suoi compagni giacevano morti a poca distanza;
perché erano finiti lì ormai aveva poca importanza.
Non avrebbe mai voluto andare in missione,
per controllare quella strana trasmissione.
Ma il suo superiore era stato inflessibile,
e lui avrebbe voluto rendersi invisibile.
Però ormai si trovava in quella brutta situazione,
e doveva tirarsene fuori con una qualche soluzione.
Così non trovò niente di meglio da fare
che uscire di colpo e all’impazzata sparare.
L’alieno non si aspettava quel comportamento,
e fece un tentativo di difendersi troppo lento.
Il soldato approfittò di quell’unico istante
in cui l’avversario fu colto impreparato da quel pistolero urlante.
Alzò quindi i suoi quattro arti superiori
per sparare all’alieno quattro colpi dai suoi fulminatori.
Questi cadde all’indietro con sguardo sorpreso,
o almeno al soldato così sembrava, per la forma di quello strano viso.
Perché lui gli era in parte molto simile,
ma che avesse solo due arti superiori e due inferiori era davvero inverosimile...
gp

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