sabato 5 ottobre 2013

[(s)Concerto poetico n. 64]

L'albero perse un’altra foglia.
Sapeva bene di cosa fosse un’avvisaglia:
l'autunno era ormai alle porte. E questo molto lo preoccupava.
Certo, quando era più giovane, manco ci badava;
ma ora, non sapeva se avrebbe superato il freddo inverno
(saperlo poteva solo il Padreterno).
Perché ormai, molti anelli aveva accumulato
nel tronco, che si era sempre più ingrossato.
Che rabbia vedere come rimangono quei sempreverdi,
quando tutte le tue foglie perdi.
Certo, queste avevano dell’autunno i colori:
tutti i gialli, e i rossi. E pure peculiari odori.
Ma “quelli”, che parevano di verde “tinti”,
sembravano così al tempo indifferenti...
Ah, nascere pino, o abete (ma non larice).
Questo sì, l’avrebbe reso felice.
Al tempo che passava, lui non si era rassegnato,
ma pianta decidua (o caducifoglie) era nato;
e del suo destino farsene doveva una ragione,
com’era stato per ogni precedente brutta stagione.
Caso volle che da quel giorno non dovette più preoccuparsi,
della sua chioma che vedeva diradarsi.
Perché mentre lui di invidia si rodeva,
di quanto succedeva più in basso non si avvedeva.
E solo troppo tardi se ne accorgette,
quando, disteso tra gli altri, ormai tagliato, giacette.
gp

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