martedì 15 ottobre 2013

[(s)Concerto poetico n. 74]

Una lumaca piuttosto stanchina,
si era fermata a riposare sotto una panchina.
E mentre era lì a niente fare,
vedeva gli umani davanti a lei passare.
Di chi era vicino, vedeva solo le scarpe;
di chi un po’ più distante, su su fino alle sciarpe.
Perché era autunno, e già freddo faceva:
la gente infreddolita, il cappotto aveva.
Tutti correvano, tutti erano di fretta,
dal tran tran della vita, ogni persona costretta.
Poi, vide la punta di un bastone di legno
che si avvicinava, ma senza troppo impegno.
Seguivano il bastone, le scarpe di un vecchietto,
che arrancavano sulla ghiaia di quel vialetto.
L’anziano si sedette quindi sopra la panca;
da sotto, la lumaca vide che aveva un’aria stanca.
Guardava in terra, col bastone tra un piede e l’altro,
mentre, tra chi da lì passava, non lo considerava nessun altro.
La piccola creatura, impietosita, risalì su fino alla spalliera.
E poi, pian piano, sulla sua schiena non più come un tempo fiera.
Fin vicino al suo orecchio, infine arrivò,
e da lì l’anziano signore chiamò.
Questi, ridestandosi dai suoi pensieri tristi,
cercò con la testa l’autore di quei bisbigli molesti.
Quando si accorse che a chiamarlo era la lumachina,
con un colpo della mano quasi buttò giù quella birichina.
Poi, dopo un attimo, si placò un poco,
e con lei iniziò a parlare, per non stordirla, con tono fioco.
Fecero amicizia in un momento,
e l’uomo improvvisamente si sentì contento.
Perché ora anche lui aveva qualcuno con cui trascorrere
il poco tempo che gli rimaneva da vivere.
In casa, lei aveva sul mobile in cucina un cantuccio con l’insalata;
mentre quando uscivano, sulla spalla di lui in una taschina era sistemata.
E così, insieme sempre in giro andavano,
mentre il mondo, con occhi più allegri, ora guardavano.
gp

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