sabato 19 ottobre 2013

[(s)Concerto poetico n. 78]

L'edera rampicante,
non faceva una vita, secondo lei, entusiasmante.
Lemme lemme lei saliva
sul traliccio, e lo ricopriva.
Starsene ferma non poteva.
Sempre di crescere, le si richiedeva.
Una cosa diversa, avrebbe volentieri fatto.
Per questo, con il demonio, avrebbe anche stipulato un patto...
Ma siccome neppure l'anima aveva,
come mantenerlo lei poteva?
Era invidiosa dell’esistenza delle liane,
usate da tutti nelle maniere piú strane:
per sugli alberi arrampicarsi,
o tra gli stessi addirittura librarsi.
Per legare, o per essere intrecciate;
per formare dei ponti o palizzate.
Loro sì, che facevano una vita avventurosa.
Avesse prodotto almeno bei fiori, sarebbe stata più orgogliosa.
Capita anche a noi, di desiderar talvolta,
che la questione sul perché della nostra esistenza venga risolta.
E lei, in tutta la sua vita,
non aveva mai immaginato a cosa sarebbe un giorno servita,
allorché fu preziosa per la scalata di un innamorato
che voleva raggiungere colei che il suo cuore gli aveva rubato.
La pianta così permise ai due amanti
di incontrarsi, senza dover stare per sempre distanti.
E così da quel momento, l’edera rampicante
si sentì decisamente più importante.
Perché aveva finalmente la sua ragione di esistere.
Aveva solo, per scoprirla, dovuto attendere
che le si rivelasse; ma a tutti succede,
a chi prima, e a chi dopo. Abbiate perciò solo un po’ di fede.
gp

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