lunedì 14 ottobre 2013

[(s)Concerto poetico n. 73]

Diversi anni fa scrissi una canzone.
O meglio, ne scrissi il testo su commissione.
Lo feci su richiesta di un amico,
musicista dilettante, cui però non sentii mai un fico.
Me lo propose, mi sembra, perché già allora
ogni tanto mi dilettavo a poetare nella mia dimora.
Lui lesse forse diversi, o forse solo un componimento,
e mi chiese se di scrivere una canzone sarei stato contento.
Non ricordo neppure più cosa scrissi
(ma da qualche parte lo troverei ancora, se lo cercassi).
Poi il tipo, per le sue traversie, persi di vista,
e così, della mia lirica (che piacque) più non seppi; neppure se l’avesse rivista.
In ogni caso, da quando mi son rimesso con costanza a poetare,
mi chiedo ogni tanto se potrei anche osare
di scrivere il testo di una canzone,
da proporre a qualche temerario cui susciti qualche emozione.
Certo, a parte quell’esperienza, di pregressi non ne ho altri,
e ci saranno sicuramente giovani autori di me molto più scaltri.
Oltretutto, non conosco effettivamente nulla su melodia e ritornello,
che, mi disse all’epoca l’amico, l’importante è proprio quello.
Non credo poi di avere un particolare talento;
però, chessò, di provare almeno una (altra) volta sarei contento.
Per finire (e per togliermi così ogni speranza), posso dire una cosa su Ligabue?
(ora mi picchieranno un amico o due)
È un autore, peraltro, che di solito mi piace abbastanza,
anche se non lo seguo con costanza.
Insomma, avete presente l’ultimo singolo, “Il sale della terra”?
Beh, a me pare, ma non voglio che scoppi per questo una guerra,
che il testo rimato al suo interno
sia, come dire, un po’ debole, visto dall’esterno.
Non voglio approfondire ulteriormente,
per non inimicarmi ancor di più chi del Liga è un fan fervente.
Ho voluto semplicemente esprimere un mio pensiero, ma certamente parlo da profano;
e quindi, prendetelo come un giudizio che vi presento col cuore in mano.
gp

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