mercoledì 9 ottobre 2013

[(s)Concerto poetico n. 68]

C’era un giorno un uccello che non voleva smettere di volare,
e quindi continuava nel cielo intorno a girare
facendo ampi cerchi su e giù nelle correnti,
seguendone placido gli andamenti.
Aveva paura che una volta posato,
di innalzarsi di nuovo non avrebbe più osato.
E che non sarebbe stato poi capace, chiudendo le ali,
di riusarle con i movimenti che gli dovevan esser naturali.
Era ovviamente una paura irrazionale,
ma a lui, nei suoi pensieri, sembrava normale.
I giorni così in aria passava,
e come certi rondoni lassù anche riposava.
Si nutriva degli insetti volanti che a tiro gli capitavano,
cercando di non finire contro qualche basso aeroplano.
Seguiva le rotte delle migrazioni,
per poi ritornar dalle stesse direzioni.
Pioggia e vento lo disturbavano,
ma meno che dover scendere a terra lo preoccupavano.
Altri uccelli ovviamente incontrava,
e con loro le sue paure commentava.
Ma siccome gli altri prima o poi giù si posavano,
lui continuava, perché il loro tentativo si mostrava vano.
Alcuni amanti dei volatili si accorsero
di questo suo comportamento, e a seguirlo presero.
Con deltaplani a volo libero o a motore
gli stavano dietro per ore ed ore.
Anche loro però dovevano per forza di cose scendere,
e quindi dopo un po’ la sua sagoma perdere.
Si scambiavano allora le informazioni,
per poterlo seguire attraverso le nazioni.
Il tutto durò un paio d’anni ancora;
e non stupitevi: altri uccelli in natura lo fanno, prima di trovar dimora.
La sua però era una vera e propria malattia,
che gli faceva la sua vita buttar via.
Finché un giorno, un cacciatore sbadato,
per un altro uccello avendolo scambiato,
lo colpì a un’ala, ma non in modo grave;
e così riuscì ancora ad arrivare oltre la costa, per poi cadere su una nave.
Qui lo raccolse il capitano del vascello,
che curò per giorni quell’uccello.
L’ala però, anche per lo sforzo fatto,
si era rovinata del tutto nell’impatto.
Il volatile infine si mise il cuore in pace,
anche perché ormai di volare era incapace.
Ad aiutarlo fu che su quel natante conobbe un pappagallo
che aveva penne multicolori e il becco giallo.
Essendo poi questa una femmina,
subito la trovò simpatica e carina.
Così le sue fobie presto dimenticò,
e sul pennone più alto con lei si sistemò.
gp

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