mercoledì 23 ottobre 2013

[(s)Concerto poetico n. 82]

°La pulce parassita,
si nutre da una ferita
che proprio lei ha inferto,
senza farsene problema di certo.
Perché deve pur mangiare,
e la Natura la porta a quel sistema usare.
Non lo fa, quindi, con cattiveria;
né con malizia o per angheria.
Anche perché se l’ospite perisce,
pure per lei il nutrimento finisce.
°L’umano parassita,
sfrutta sempre una nostra “ferita”
che, con uno scopo preciso, ci ha magari egli stesso inferto.
E che ne sia cosciente, è certo.
Col fatto che lui (o lei) a nostro danno voglia mangiare,
non è mica detto che per questo ci debba usare.
E invece lo fa con studiata cattiveria,
e, approfittando delle risorse altrui, fa un’angheria.
Se poi capita che la vittima prescelta perisce,
magari anche per sfruttare quella situazione, finisce.
°Quando dicevo di imparare dagli esseri più semplici,
lo intendevo certo con scopi “filosofici”.
Ma è nella natura umana quella di traviare
ogni esperienza altrui, per la nostra convenienza fare.
gp

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