giovedì 12 dicembre 2013

[(s)Concerto poetico n. 132]

C'era un abete, sulla collina,
solitario, nato per caso una mattina.
Ogni giorno, guardando in valle,
oltre le casette rosse e gialle,
vedeva un bosco di suoi simili
(tra cui, alcuni alti come campanili).
In tutti gli anni che era lí,
si era sentito solo, ma mai così.
Forse perché ancora una volta si avvicinavano
le festività in cui tutti si affacendavano
con pacchetti e pacchettini
per i grandi e i più piccini.
E c’erano anche tutte quelle luci colorate,
sparse nelle vie e sulle vetrate,
che un po’ gli piacevano,
ma anche dolore gli davano.
Perché lui avrebbe voluto esserne circondato;
era il suo sogno, che però mai si sarebbe avverato.
E invece un giorno, vide dal sentiero arrivare
un bimbo col padre da un vicino casolare.
Una pala e una slitta portavano appresso,
ma di saper cosa volessero farne, non gli era concesso.
L’uomo iniziò con la pala a trafficare;
intorno alle sue radici la terra iniziò a scavare.
Per far tutto ci mise un pochino,
praticamente quasi tutto il mattino,
poi l’abete si ritrovò nella slitta coricato
e quindi fino alla loro casa trasportato.
Qui lo addobbarono di ogni meraviglia
(intorno a lui era tutta la famiglia),
con naturalmente mille luci colorate,
e poi palle e palline in ogni stile decorate.
Gli misero una lunga treccia argentata
tutto intorno a lui, e in cima gli fu fissata
una stella natalizia a mo’ di puntale.
Passò così addobbato tutto il Natale,
tra tanta gente allegra e ogni bambino sorridente.
E quando, alla fine, da festeggiare non c’era più niente,
il padre, un bel giorno, decise di ripiantarlo
non dove l’aveva preso, ma, quasi capisse che fosse bene farlo,
nel bosco, in mezzo agli altri abeti,
che di avere un nuovo compagno furon lieti.
Da quel giorno, l’albero più solo non rimase affatto,
forse perché, chissà, pure a lui l’omone in rosso un regalo aveva fatto.
gp

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