domenica 22 dicembre 2013

[(s)Concerto poetico n. 142]

Il razzo postale interplanetario,
era, come sempre, in perfetto orario.
Su e giù per la galassia aveva girato,
ma sulla Terra era ora tornato;
perché era quasi giunto il momento,
per cui tutti i bambini erano in fermento.
Nella sua stiva aveva sacchi veramente pieni,
riempiti durante il suo andirivieni,
di lettere e cartoline coi desideri di Natale,
che pesavano certamente più di un quintale.
Li avrebbe consegnati a un certo omone,
riconoscibile per la rossa giubba, la barba e il pancione,
che in frettissima le avrebbe lette, una per una,
per poi metter da parte i regali richiesti da ognuna.
Negli anni il lavoro era aumentato sempre più,
da quando, non dalla sola Terra le missive arrivavano laggiù.
Ma, come sempre, lui le avrebbe soddisfatte;
anche perché, in ogni mondo, diversa era la magica notte.
Le renne famose, ormai da tempo riposavano;
nella radura di casa Natale, tranquille brucavano.
Mentre Babbo usava un razzo silenzioso,
per non svegliare i bimbi nel loro sonno prezioso.
E al mattino si sarebbero tutti trovati
sotto l’albero, i doni tanto desiderati.
gp

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