martedì 24 dicembre 2013

[(s)Concerto poetico n. 144]

Il mio nome, Gianpaolo, mi crea talvolta qualche problema;
ma forse la mia é solo una questione scema...
Intanto, si scrive con la "n" di “nespolo”
(più volte ho scoperto di non essere il solo),
e non come vorrebbe la grammatica,
cui forse la pronuncia vede più pratica:
"Davanti a 'p' e 'b', la 'm' ci vuole";
te lo insegnano in tutte le italiche scuole.
Quindi il mio nome fa eccezione,
e non sto a spiegarvene la ragione.
Già, infatti un "perché" davvero esiste,
e deriva da questioni parentali. Robe già spesso viste.
Molti poi mi chiamano “Giampy”, “Giampa”, “Bombi”, “Bomba” e via discorrendo,
ma io per questo certo non me la prendo.
Anzi, trovo questi nomignoli davvero simpatici,
perché di solito li usano i miei amici.
Invece mi dà molto più fastidio
esser chiamato solo "Paolo", perché non é il nome mio.
Lo usano in ufficio, e pochi altri ancora,
che mi chiamano così sin dalla prima ora.
Beh, cari tutti, sappiate che lo trovo riduttivo,
perché del mio "Gian" non me ne privo.
Anzi, lo porto con orgoglio,
perché dato da un genitore al figlio.
E anzi, credo che in esso,
ci sia tutto me stesso.
gNp

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