lunedì 16 dicembre 2013

[(s)Concerto poetico n. 136]

Vi ricordate la fiaba di Cappuccetto Rosso?
Beh, non è che io rinarrarvela tutta qui posso...
Epperò, quale versione conoscete?
Perché magari, come me, non lo saprete,
ma di versioni della stessa fiaba antica
ne esiste più d’una; e neppure tra loro tanto uguali sono mica.
Le più famose sono quelle di Perrault e poi dei Grimm, i famosi fratelli
(forse già lo sapevate, cari i miei saputelli).
Si differenziano non tanto nella sostanza,
ma nella crudezza della vicenda abbastanza.
I personaggi sono perlopiù sempre quelli,
ma sembra che il taglialegna sia stato inserito, al posto del cacciatore, proprio dai fratelli.
Sapevate, poi, che gli stessi trasformarono una certa versione nel sèguito,
in cui nonna e Cappuccetto, da sole, ebbero ragione di un lupo dal gran appetito?
Senza contare le varie interpretazioni freudiane sul lupo, il rosso cappuccio e il bosco,
il quale viene considerato un posto a dir poco losco.
Prostituzione, maturità sessuale e antropofagia,
ce n’è davvero di che essere sconvolti, mammamia!
E se qualcuno anche si fosse chiesto,
se mai crebbe, Cappuccio Rosso col suo bel cesto,
sappiate che, nella versione di Perrault, si parla già di una “giovanetta”;
che però, insieme alla nonna, viene mangiata e così finisce, la poveretta...
Attente quindi giovanette - recita all’incirca la morale finale -, ai “lupi” che vi stanno intorno,
oppure gli farete da pietanza, con o senza contorno.
E se poi qualcuno riuscisse a scoprire come Cappuccetto si chiamasse davvero,
mi faccia un fischio, che sono molto curioso, invero.
gp

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