lunedì 30 dicembre 2013

[(s)Concerto poetico n. 150]

“Centocinquanta,
la gallina canta...”,
recita una vecchia filastrocca;
come tante, un poco sciocca.
E ancora: “Lasciala cantare,
la voglio maritare...”.
Perché poi volerle dare questa incombenza,
cui potrebbe far senz’altro senza?
Un’altra versione invece dice
essere la gallina forse un po’ infelice:
“Canta sola sola,
non vuole andare a scuola...”.
Chissà se la gallina in questione,
è la “Rosssitta” della televisione?
Le galline, di per sè stesse,
quando non son arrostite o lesse,
sempre un po’ sorridere hanno fatto;
forse perché il “physique du rôle” hanno adatto:
con quell’essere pasciute e goffe,
e talvolta coinvolte in baruffe;
quello sguardo un poco folle,
che le pensi un po’ citrulle.
Eppure, sicuramente molto buone,
a pranzo o cena, ma non (mi risulta) per colazione.
Ringrazio quindi tutta la categoria a vita,
che questa mia 150^ poesia ha abbellita.
gp

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