giovedì 5 settembre 2013

[(s)Concerto poetico n. 34]

Nel mio paese c’è ancora (e senza alcuna riserva),
chi la sera - o di giorno - da una panchina gli altri osserva.
Perlopiù sono tenere vecchiette,
sia da sole, magari su una sedia, che anche in triplette.
Chiacchierano, davanti alle case, oppure zitte stanno,
ma con un occhio a quello che gli altri fanno.
Lavorano a maglia o a uncinetto,
con in capo, se serve, un fazzoletto.
Passano così la loro giornata,
e quando fa caldo, anche la serata.
Come magari fan gli uomini al bar,
con un po’ di vino o birra a chiacchierar.
Sono persino un po’ inquietanti,
queste nonnine che ti trovi davanti.
Ma tutto sommato, fanno anche ricordare
che son rimasugli del passato, da non dimenticare.
Talvolta, invece, sulle panchine,
trovi i ragazzi (di solito solo maschi o solo ragazzine),
ma al telefonino sempre più impegnati;
di quello che gli accade intorno son poco interessati.
Ben vengano quindi sulle panche le vecchine,
coi loro lavori a maglia e le trine.
E diamo anche spazio ai fanciulli,
che passano il tempo coi loro trastulli.
In conclusione, per sfatare una credenza,
dico che qui siamo al Nord, vicino alla Torino-Piacenza.
Che non si dica quindi, che solo al Sud succede
ma è dove c’è da sedere, che qualcuno (per gli altri guardar) ci si siede...
gp

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