sabato 14 settembre 2013

[(s)Concerto poetico n. 43]

Bianco e nero o colore,
chi dei due all’immagine dà più valore?
In un mondo in cui ogni cosa è colorata,
sembra che il grigio sia bandito a un’era antiquata...
Eppure, qualcuno ricorda la vecchia tv senza colori?
Allora, questi non erano importanti: se li immaginavano gli spettatori!
Seguire un telefilm, o sceneggiato,
per chi solo a quel vedere era abituato,
non era un problema, perché la storia era sufficiente
a soddisfare la fantasia ampiamente.
Per dire, ricordo che vedere
cose come gli Addams, con quelle atmosfere,
era un piacere per gli occhi;
mentre quelli successivi, a colori, li ho trovati fiacchi.
Del resto, anche la fotografia d’autore,
spesso viene virata all’assenza di colore.
Adesso pure film in bianco e nero (e muti) girano,
e poi pure con gli Oscar li premiano.
Quindi, direi, che questo mondo
a qualcuno piace quadrato e a qualcuno tondo.
Se parliamo di fumetti,
che siano albi, riviste o volumetti,
il discorso si fa ampio,
e ci vuole più di un esempio.
Topolino, come altre dell’epoca testate,
metteva pagine a colori e a bianco e nero alternate;
sia nel “Topo” degli inizi,
che nelle ristampe o nei volumoni natalizi.
La vecchia Corno, che i primi super-eroi importò,
fece lo stesso coi suoi albi, e i lettori a quel sistema abituò.
I cosiddetti “neri”,
ma anche albi come Alan Ford, più leggeri,
il bianco e nero, non solo per risparmiare, avevano.
Eppure, a migliaia di lettori li leggevano!
C’è poi la storica Bonelli,
con albi che generazioni han trovato ugualmente belli,
pur senza concedere, per il prezzo non dover aumentare,
di dover le loro storie colorare.
Qualcosa è cambiato, da qualche anno,
con gli albi “Color” che indovinate in più cosa hanno...
E pure con le Collezioni Storiche dei personaggi più famosi,
servite in edicola a settimanali dosi.
Sempre più sarà la tendenza per l’editore,
di far uscire speciali e serie col colore.
Mentre un tempo solo i numeri n00 (100, 200…),
con l’arcobaleno festeggiavano l’evento.
Nei paesi francofoni, quasi non esiston fumetti in bianco e nero;
mentre in Giappone se ne trovano di volumi in soprannumero.
E pur nella coloratissima America, chi nell’underground produce,
o chi “fumetto d’autore” crea, la monocromia introduce.
Ora proprio dovrei finire questa mia,
altrimenti, a legger si stufa anche mia zia...
Vi lascio però a ragionare,
se sia più facile far ben apprezzare
una storia usando solo luci e ombre nette,
o con colorazioni realistiche e perfette.
E se il colore sia un valore aggiunto,
oppure se alla fantasia dia meno spunto.
Personalmente credo che sia una questione di gusti:
non è detto che gli uni o gli altri siano più giusti.
Se la vicenda, come dicevo, è interessante,
che sia colorata o meno non è così importante.
Viva perciò il colore, ma anche la mancanza dello stesso.
Ma che si creino invece storie che ci piacciano più spesso.
gp

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